L’assoluzione di Ignazio Marino chiude almeno una parte della recente storia di Roma.
Riconosce una volta per tutte, almeno dal punto di vista giudiziario, il grado di strumentalità utilizzato dall’opposizione dell’epoca (penso in particolare ai consiglieri del M5S) e anche da alcuni dirigenti dello stesso PD nel trattare quell’esperienza.
Sono pienamente consapevole dei limiti di quegli anni (a volte anche dal punto di vista umano), ma rimane l’amaro in bocca per il disconoscimento delle diverse azioni positive che si stavano portando avanti, che le tante mancanze dell’attuale giunta mettono ancora più in rilievo. Il giudizio politico complessivo di quell’esperienza, ancorché positivo, purtroppo non può essere dato per un’esperienza che è stata interrotta a metà.
Ho vissuto quei 28 mesi con tanta passione e tenacia e rimarrò sempre grata dell’opportunità che ho avuto di essere al servizio della mia città.
Mi auguro che, dal punto di vista politico, si riesca almeno a far tesoro di tutto ciò per il futuro prossimo.
Roma (e anche il centrosinistra) ne avrebbe un gran bisogno.